Evento online dedicato ai nostri patrons e soci ordinari 2021!
Un nuovo appuntamento mensile con Ikiya, per fare due chiacchiere online assieme a tutti voi, mentre sorseggiamo un tè assieme.
Di cosa discuteremo?
Questo mese abbiamo ospite Marianna Zanetta, titolare di Inari e dottoressa in Antropologia delle religioni e studi sull’Estremo Oriente, con cui parleremo di libri giapponesi e sul Giappone: saggi da avere nella propria libreria, romanzi da leggere, letture da non perdere.
Inari ha, inoltre, pubblicato da poco in Italia il libro “Black Box” di Shiori Ito. Approfitteremo dell’occasione per parlarne con Marianna, discuterne le tematiche e rispondere alle vostre domande.
Black Box – acquistabile sul sito di Inari
È il 2017 quando la giornalista Shiori Ito scrive BLACK BOX, un libro per raccontare la sua storia, la sua verità.
Sfidando i tabù della società, mettendoci il nome e la faccia, Ito ha svelato i retroscena di un apparato consolidato in cui le donne vittime di violenza vengono sottoposte a vessazioni e umiliazioni, non hanno i mezzi o la forza per lottare, vengono colpevolizzate e devono passivamente accettare quanto subito. È l’inizio del movimento #MeToo anche in Giappone.
Nel volume racconta la sua “ribellione”, la sua denuncia per lo stupro – subito nel 2015 mentre era incosciente – contro il potente collega Noriyuki Yamaguchi (ex direttore dell’ufficio di Washington della TBS – Tokyo Broadcasting System, nonché biografo del Primo Ministro Shinzō Abe), che la porta al centro di un vero e proprio attacco, personale e professionale.
Una battaglia durissima, durata anni.
BLACK BOX è proprio la cronaca di questa esperienza, non solo quello che è accaduto quella notte nell’aprile del 2015, ma anche e soprattutto il calvario successivo. Le pagine sono un viaggio nei meandri di un sistema investigativo e giudiziario che sembra porre ostacoli continui alle vittime di violenza sessuale: in uno dei capitoli più strazianti, l’autrice racconta l’umiliazione subita quando ha dovuto mimare di fronte alla polizia la scena dello stupro utilizzando un manichino. Una ricostruzione priva di umanità, ma parte integrante delle procedure previste in questo tipo di casi. Ma il libro è anche la cronaca della lotta quotidiana contro gli attacchi mediatici e i continui episodi di cyberbullismo, che hanno portato Shiori Ito a intentare numerose cause per diffamazione: di fronte a un “black box”, un fatto accaduto in una stanza chiusa, i confini diventano ambigui, la violenza sempre più difficile da dimostrare. Perché quando l’accusato è un uomo potente e la “vittima” una donna giovane all’inizio della carriera, si scatena il sessismo, si diffondono le voci, si tinge la verità del nero inchiostro del dubbio.
Yamaguchi ha sempre respinto le accuse e non è mai stato incriminato per lo stupro: il caso viene archiviato, ma Shiori Ito nel 2017 intenta una causa civile. Nel 2018, la giornalista ottiene il Freedom of the Press Award del Free Press Association of Japan. Nello stesso anno la BBC le dedica un documentario, che ha portato il caso all’attenzione dei media internazionali. A dicembre 2019, Shiori Ito vince il primo grado della causa civile: il giudice ha sentenziato a Yamaguchi un risarcimento pari a circa 26.000 euro. Ma il procedimento è ancora in corso. A fine settembre 2020 la giornalista è stata inserita nella TIME 100, la lista delle cento persone più influenti del mondo stilata dal Time Magazine.
Il memoir non è soltanto una condivisione di una terribile vicenda umana e giudiziaria, ma è un’occasione per far emergere una realtà spesso nascosta, in cui le persone coinvolte provano paura, vergogna, impotenza e un dolore indicibile. Come racconta la stessa Shiori Ito nella prefazione del volume: “Preferisco però pensare che la mia esperienza non sia stata inutile. All’inizio ero disorientata e non sapevo come reagire: quell’evento del tutto inaspettato mi ha messa di fronte a un dolore mai sperimentato prima. Oggi però so cosa è necessario, ma per realizzarlo c’è bisogno di un cambiamento che coinvolga allo stesso tempo la società e il sistema giudiziario, partendo dal poterne parlare apertamente. Per me stessa, per mia sorella, per le persone che mi sono vicine, per i figli e le figlie del futuro e per tutti gli individui di cui ignoro il volto e il nome. (…) Ciò che ho vissuto io potrebbe capitare a voi o alle persone che vi sono care. Provate a immaginarlo. Questo libro parla della mia storia, una storia di violenza sessuale”.
Come si può partecipare?
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